Domani… e non solo

È arrivato il momento di inserire anche la seconda parte – delle tre previste – del racconto di Maria Cristina Ansoldi: Davar. Prima di lasciarvi alla lettura, però, vi ricordo l’appuntamento di domani con il Seminario di Praglia dedicato a George Orwell e al suo profetico romanzo 1984. Se non vi siete ancora prenotati, vi chiedo la cortesia di telefonare a Federica – al 348.3829111 – per confermare la vostra partecipazione. A domani!

Davar, di Maria Cristina Ansoldi – Parte Seconda

Il sonno non arrivava. Mi rigiravo tra le lenzuola, gli occhi spalancati. Ho guardato il soffitto nella penombra. Così le ho viste per la prima volta. C’era qualcosa d’indistinto che galleggiava in aria, sulla mia testa; sembravano patate… no, pietre e subito ho pensato:
-Forse non mi sono neanche accorta di essere scivolata nel sonno e sto sognando. Devono essere leggere come lava però perché fluttuano assurdamente tra il mio corpo sul letto e il soffitto: sogno o sono pietre reali?Appena è insorto il dubbio le “pietre” sono scomparse tra le ombre della stanza convincendomi che si trattava solo di un brutto scherzo della stanchezza Mi sono messa tranquilla e, sfinita, finalmente ho preso sonno.

La mattina seguente, in ufficio,ho chiamato Chiara per darle una lavata di capo. Ero nervosa e scocciata: odio fare il contropelo alla gente; spesso mi sento più imbarazzata di loro, stupidamente.
Le ho parlato senza mezzi termini, come sono abituata a fare.
“Sei inaffidabile, sei poco precisa, sei lenta, sei spesso in ritardo…”. Ecco le ho detto tutto: mi sentivo liberata, alleggerita. Lei, invece, sembrava annichilita sotto il peso delle mie parole, come colpita da una gragnola di sassi. Aveva lo sguardo depresso di un bassett-hound, ma ormai avevo parlato e forse, mi rendo conto, anche troppo chiaro.

La sera a letto, sola, mentre fissavo meditabonda il soffitto della stanza, ero inquieta. Ho ripensato alla giornata pesante, alle discussioni, alle cose dette ma necessarie.
Nella penombra il sonno liberatore non arrivava, mentre comparivano invece le strane pietre fluttuanti. Forse ero in uno stato di semi incoscienza che prelude al sonno e mi sono sforzata di credere che la stanchezza e la solitudine mi stessero giocando brutti scherzi. Mi aspettavo che, come l’altra volta, le pietre scomparissero non appena ne avessi preso coscienza, ma non è andata così. Stavolta non si dileguavano, anzi si abbassavano, fluttuando in aria, abbassandosi verso di me. Erano così vicine che, col fiato sospeso, potevo scorgere delle lettere, anzi delle parole, incise nella pietra porosa.

Ogni pietra aveva una scritta. “Basta!” ho letto a fatica su un piccolo sasso, come una patatina oblunga. “Inaffidabile”, c’era scritto su una pietra più grande. “Irresponsabile” ho letto su un’altra pietra ancora più grande. “Licenziamento”, invece, occupava una roccia scura e minacciosa: ondeggiava pericolosamente sul mio capo, sembrava precipitarmi addosso. All’improvviso mi sono resa conto che erano le stesse pesanti parole che, come una sassaiola, avevo scagliato su Chiara. “Brutti scherzi fa lo stress!” ho borbottato tra me e me. Ho sbattuto le palpebre, perplessa, e le pietre non c’erano più. Il soffitto della stanza era nuovamente sgombro. “Forse in vacanza non mi sono ritemprata abbastanza”, mi sono detta.

Ero innervosita e il sonno scomparso. Sul comodino, carico di libri e riviste colorate, spiccava col suo serio vestito scuro il libro ebraico. L’ho preso e automaticamente si è spalancato alla pagina con l’annotazione sottolineata. M’incuriosiva terribilmente… Sottovoce, ho compitato come una scolaretta, la frase misteriosa. Niente. Rimaneva incomprensibile. Stizzita, privata di un piacere, ho riposto il libro.
Avrei tanto desiderato di poter dormire. ma ero inquieta e riflettevo. Pensavo a tutte le faccende irrisolte della mia vita e quindi anche a Paolo.
Dovevo ancora rivederlo.
– Anche con lui devo parlare, devo chiarire la nostra relazione.- Tra me e me borbottavo. Pronunciavo frasi sconnesse, cercando, come sempre a voce alta, di chiarire le mie sensazioni.
– Di matrimonio neanche parlarne. Fedeltà? Ho dei dubbi anche su questo… Complicità? Se dovessi dare una valutazione da uno a dieci, a stento arriverei a un cinque. Comprensione? Meglio lasciar correre. Innamorata? Non lo so neanch’io. Sono delusa in realtà, molto delusa.-

Mentre rimuginavo insonne, si erano ammassate sul mio capo altre pietre. Avevano la forma di grosse patate gibbose. Vorticavano. Con l’amara convinzione di essere esaurita, ho chiuso stizzita gli occhi, sperando che le allucinazioni, o quel che fossero scomparissero. Finalmente mi sono addormentata con uno strano senso d’inquietudine.

La notte passava, faticosa, tra risvegli frequenti. Pressanti tornavano le mie angosce, mi chiarivo pensieri e decisioni in un lucido monologo a voce alta. Il risultato è stato un lungo elenco di delusioni e di scontento. Avvertivo la presenza delle pietre. Fluttuavano minacciose sul mio letto…e mi pareva che più io mi arrabbiavo più le pietre s’ingrandissero e pulsassero come creature vive. Preoccupata ho ingollato una pastiglia per dormire e cancellare le visioni.

La giornata seguente, in ufficio, si è trascinata, con la difficile prospettiva di dover uscire con Paolo la sera. Dovevo trovare il coraggio di dirgli quello che avevo capito durante la notte: basta tacere per il quieto vivere, avrei parlato chiaro e tondo e stavolta lui mi avrbbe dovuto ascoltare.
Al ristorante,a cena, ho affrontato Paolo, gli ho spiattellato tutto quello che da tanto avevo intenzione di dirgli, senza tentennamenti, senza paura, tutto d’un fiato. Lui è rimasto di sasso. Forse non se l’aspettava. Io, invece, mi sono sentita sollevata da un peso, come avessi rimosso un macigno dal mio petto.

É notte fonda adesso. Ho una strana sensazione e mi sveglio, accendo la luce…eccole lì le pietre, forse sto ancora sognando, o forse l’incubo continua anche a occhi aperti. Lentamente, sale dal profondo dell’anima mia la certezza che non si tratta d’incubo o sogno, ma di realtà. I sassi continuano ad abbassarsi e ad alzarsi come mongolfiere.

4 thoughts on “Domani… e non solo”

  1. Kitty: ti seguo! 🙂 Poiché la scrittura di questo racconto è particolare, aspetto di leggere tutte le tre parti prima di dare un giudizio.

  2. Ciao Cristina.
    Dopo aver letto la seconda parte del tuo racconto, confesso di essere rimasto spiazzato.
    Mi aspettavo un’evoluzione diversa.
    Ho avuto la sensazione fosse molto simile alla prima parte, infatti ho riletto l’attacco della seconda parte pensando di aver per errore riletto la prima parte.
    Invece no.
    Allora non dico per il momento niente aspettando la terza parte, non vorrei infatti spendere commenti inutili cadendo in un probabile tuo tranello alla Emanuela.
    Ti prometto però che leggerò il tutto con molta attenzione, esprimendoti solo una mia sensazione, visto che a livello tecnico non ho una preparazione adeguata.
    Grazie per il tuo lavoro.
    Adriano.

  3. Ale,Adriano e Flavio:intanto grazie per avermi seguito fino a qui.
    Ammetto che le osservazioni di Adriano sono sensate, ma ho deliberatamente insistito con il fenomeno delle pietre “volanti” per essere più chiara .nella parte che seguirà sarà più evidente il motivo della mia ripetizione.
    Un grazie particolare a Flavio : domani cercherò di andare.
    Kitty

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