E tu? Che topo sei?

Cari topi lettori, vi presento questa recensione/riflessione di Alessandra Castelli che, partendo dal libro Firmino – di Sam Savage – amplia la propria analisi a temi personali e a concetti universali. Non aggiungo altro: ad Alessandra – e a Sam – la parola!

di Alessandra Castelli

Per chi non sapesse di cosa sto parlando, Firmino è il topo protagonista dell’omonimo, gustosissimo, romanzo di Sam Savage. Il ratto nasce in una libreria molto particolare e viene adagiato su un nido fatto di pagine strappate dal Grande Libro. E poiché i fratelli, più forti e affamati di lui, succhiano tutto il latte materno, il piccolo inizia a nutrirsi “della carcassa defoliata e ridotta a coriandoli” di Finnegans Wake di Joice, cominciando così il proprio lungo viaggio nella letteratura.Masticando lentamente ogni pezzetto di carta (per ridurla in morbide palline) il ratto, digerendo le lettere dell’alfabeto, inizia progressivamente a decifrare le parole contenute sulle pagine. Fino a imparare a leggere. E così dalla primitiva e indifferenziata digestione di carta, Firmino passa pian piano all’altro tipo di digestione: quella sistematica e scientemente pianificata, di testi di diverso genere. E proprio grazie alle letture, il ratto impara a riflettere (o, come dice lui, “a sognare”) fino ad acquisire la consapevolezza di sé, sia nel bene che nel male. Quindi, la vera consapevolezza. Abitando in una libreria molto particolare, Firmino può spaziare nei vari ambiti del sapere. Un sapere che diverrà talmente ampio, da modificare per sempre la sua natura (anche se anomalo sin dalla nascita) di ratto. Sarà per sempre un ratto “libro – dipendente” e anzi, talmente innamorato, come precisa lui, di libri che guarderà con orrore gli altri ratti il cui limitato orizzonte consiste nel procacciarsi il cibo senza chiedersi, invece, SE e QUALE, DESTINO abbiano tutti i topi come lui.

E come qualsiasi giovane lettore/topo di biblioteca, anche Firmino s’innamora delle idee e dei pensieri di diversi autori che, sotto forma di sogni, permetteranno al piccolo ratto di dare forma e significato alla propria esistenza. Grandi illusioni e grandi delusioni, momenti di infinita gioia e momenti di sconforto costellano la vita del ratto Firmino, che è la nostra stessa vita. Quella , cioè, di tutti i topi di biblioteca che si nutrono di conoscenza. L’ unica barriera insuperabile per Firmino (e non solo per lui) rimarrà la comunicazione con il mondo umano. Firmino non riuscirà mai ad esprimere il proprio mondo interiore nemmeno a Jerry, l’unico umano capace di amarlo e con il quale dividerà buona parte della propria esistenza.

Anche il cinema, come la letteratura, riveste una grande importanza nella formazione del piccolo ratto e il Rialto diverrà la sua meta preferita nelle notti solitarie. Firmino è la grande metafora della vita del lettore curioso e robusto, mai sazio di conoscenza. Tutti noi ci ritroviamo, almeno in parte, nei suoi pensieri e nel suo iniziale procedere a tentoni nella letteratura. E sicuramente tutti siamo stati lui quando cercavamo una guida al sapere e un maestro che ci aiutasse a scegliere cosa leggere (penso che Fabio ne sappia qualcosa, vero?).

Firmino per un lungo periodo si fida e crede in Norman, il padrone della libreria, ma quando questi lo tradisce tentando di avvelenarlo come un comune ratto, Firmino comprende di essere solo davanti alla conoscenza. Come il topo, anche noi dobbiamo sganciarci dai maestri per crescere autonomi e soprattutto diffidare di molti di loro la cui conoscenza, alla fine, ci avvelena. Per noi MacAdemici questo concetto, grazie a Fabio, non è certo nuovo, ma per altri lettori e per altre scuole mi chiedo se sia veramente così.

In questo libro Savage ha usato la voce del topo per spaziare dalla lettura alla scrittura e alla cinematografia con una leggerezza così piacevole che si legge facilmente. Altro pregio è quello di essere privo di banalità, almeno per me. Ma soprattutto Savage ci ha raccontato come la conoscenza acquisita attraverso i libri, possa modificare la vita di ciascuno di noi. E se la vita è una grande narrazione, allora questa può essere divisa in capitoli che si aprono e si chiudono. Capitoli che hanno un titolo, ovviamente, e capitoli che segnano l’esistenza di ognuno di noi. Il mio, per inciso, s’intitola La Rinascita.

Non ancora contento, Savage si spinge oltre affidando proprio a Jerry, autore sconosciuto e solitario, il compito di raccontare storie inquietanti sul futuro dell’uomo. E dei topi. Non svelo oltre per non togliere il gusto di leggerlo e rileggerlo, anche fra le righe, perché i libri vanno digeriti pian piano, come ci insegna il saggio topo Firmino. Auguro a tutti voi, cari topi Macademici, una buona lettura!

2 thoughts on “E tu? Che topo sei?”

  1. Cara Ale, acuta , precisa e gradevole come sempre la tua recensione…mi hai fatto venir voglia di rileggerlo perchè appunto anche questo è un libro che si presta a più e diversificate letture. grazie, Cristina

  2. Grazie Kitty! Ci sono moltissimi riferimenti e citazioni che stimolano piste di ricerca per l’estate e non solo.
    Un abbraccio.
    Ale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.