Gocce di gioia

Altra promessa mantenuta: il nuovo racconto sulla gioia! Questa volta tocca a Federica Castellini e al suo gigante, occupare la ribalta del sito ufficiale di MacAdemia. Il brano, come di consueto – non mi stancherò mai di ripeterlo – è riportato senza alcun editing. Tocca a voi metterci le mani. Buon lavoro e buona lettura.

Tonio (il deficiente), di Federica Castellini

Tonio era un gigante; aveva le mani e i piedi talmente grandi che trovargli un paio di scarpe e dei guanti era diventata un’impresa titanica.
Non era mai andato a scuola, lavorava la terra e curava le mucche, proprio come suo padre, ormai anziano.
Nelle mattine d’inverno, quando c’era poco da fare, si sedeva sotto il portico e faceva colazione al freddo, con una marmitta di latte fumante, appena munto, e borbottava qualcosa. S’inventava delle storie e poi rideva da solo.
Quella mattina, invece, suo padre si alzò a fatica dalla sedia, perché fu colpito dallo strano silenzio e dalla finestra lo vide fissare una pianta spelacchiata, appoggiata sul tavolo, così da vicino che al primo momento pensò volesse mangiarsela.
Invece Tonio fissava una goccia di rugiada che stava proprio sulla punta della foglia più grande. Era estasiato e aveva in volto un sorriso di beatitudine. Le girava intorno con la faccia e gli occhi sbarrati, per vedere come cambiasse il riflesso del colore.
A un certo punto disse: “B E L LO”!
E suo padre pianse di gioia.

8 thoughts on “Gocce di gioia”

  1. Un classico pezzo da blog letterario,direi, di quelli come piacciono molto a me. Mi pare correttamente ben scritto, pur se molto breve, e si nota bene il tocco da poetessa. Ovviamente brani così brevi sono semplici da controllare sintatticamente, ma la bravura stà nel saper rendere un’atmosfera e donare un’emozione anche scrivendo poche righe (quasi come una poesia, appunto). Ti vorremmo all’opera Federica con uno scritto di maggior sviluppo narrativo e che ci regalassi una trama più articolata. Comunque è bello.

  2. Breve essenziale ma evocativo.
    La gioia si accompagna allo stupore; forse la gioia sta alla poesia come la felicità alla prosa?

  3. Un piccolo pezzo epigono dei famosi “compitini” da 1800 battute, suggestivo come un acquerello, accennato ma completo , arricchito da una giusta atmosfera e poi la gioia della scoperta della rugiada da parte di un’anima semplice. È in puro “stile Federica”: la riflette in pieno. Chiaro ,corretto,efficace…poetico.
    Anch’io come Flavio però vorrei che Federica superasse se stessa e provasse a cimentarsi in qualcosa di più lungo,di meno facilmente gestibile.
    Credo che la scrittura si a anche, almeno per me che sono una principiante, una palestra di allenamento. Mi spiego: il divertimento consiste anche nello sperimentare nuove, o almeno diverse,forme/stili di scrittura,soprattutto quelle che pensiamo ci tornino più complicate da realizzare.
    Iil racconto è gradevolissimo e corretto ma magari un’altra volta…osa, così tanto per fare qualcosa di insolito…il Carnevale è alle porte!

  4. Grazie a tutti per i vostri commenti, sicuramente mi cimenterò in qualcosa di più esteso. Non credo che questo raccontino vada ampliato perchè è nato così, vuole semplicemente far riflettere e ognuno potrà trarne le proprie conclusioni.

  5. Concordo con gli altri che il pezzo, di per sé completo e scorrevole, andrebbe ampliato. Il lettore legge, evoca e alla fine riflette, ma fatica a “sentire” il racconto poiché non ha righe sufficienti per immedesimarsi nei personaggi e per coglierne le emozioni.
    Vorrei che Federica lo ampliasse e ci raccontasse la storia del padre e del figlio, come hanno vissuto fino quel momento? Quali sono i pensieri del padre? Quali speranze ha nutrito per anni?
    Vai Federica! 🙂

    Alessandra

  6. Quoto Alessandra in toto e mi trovo d’accordo con le opinioni espresse negli altri commenti. E’ vero che è più bello lasciare al lettore un po’ di lavoro, ma qui si deve faticare un po’ troppo con tutte queste evocazioni e scarnissime descrizioni (detto da una che odia Carver ma trova insopportabile la prolissità ottocentesca in quasi tutti i casi!).
    Buona giornata a tutti.

  7. Condivido appieno la “brevità” del racconto di Federica. Ho apprezzato l’essenzialità della gioia che a volte si può provare di fronte a Madre Natura. Il gigante è un uomo semplice e si meraviglia di fronte alle cose semplici. Non riflette a lungo sul significato delle cose che vede, ma non per questo meno degli altri le sente. “Bello” è semplicemente ciò che di più grande sa esprimere, non provare. Non aggiungerei una sola parola!

    Felicia

  8. Questo mini racconto esprime una sensibilità che io condivido.
    Ed essendo piacevolmente breve rende tutto meno complicato.
    Grazie Federica.
    Adriano.

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