Mr. Vertigo

Continuano le letture critiche di Cristina. Oggi è la volta di Mr. Vertigo, di Paul Auster: buona lettura!

di Cristina Ansoldi

Mr Vertigo di Paul Auster potrebbe iniziare benissimo con un “C’era una volta”, come iniziano tutte le favole, opere di pura fantasia dove l’inverosimile diventa realtà. Come tutti gli altri romanzi di Auster, Mr Vertigo, presenta vari livelli di lettura: può essere letto come un romanzo picaresco, come un romanzo di formazione, come storia di una ricerca interiore e quindi come una favola moraleggiante sul cammino necessario per diventare “veri uomini”.Il romanzo ci propone cinque personaggi singolari ed emblematici: Maestro Yehudi, Mamma Sue, Esopo, Mrs Witherspoon e Walter Rawley. C’è tutta l’America in questo ensemble, simbolico campionario dell’Umanità intera.

Il protagonista,Walt, Bambino Prodigio, è l’ironica e scanzonata voce narrante. È un ragazzino bianco, anglosassone, inizialmente razzista ed antisemita che, sottoposto a prove durissime, sarà in grado di levitare e volare.

Maestro Yehudi, misterioso Ebreo Errante, rappresenta la saggezza, la sapienza, l’uomo che, come un’Araba Fenice, riesce sempre a risollevarsi dalle proprie ceneri. Personaggio controverso, Maestro Yehudi è un miscuglio di sensualità e spiritualità, un ciarlatano e contemporaneamente, un puro. Il suo ruolo è quello di un Deus ex Machina, di colui che tira le fila di tutto e sarà proprio lui che, infine, insegnerà a Walt come volare.

Ci sono poi Mamma Sue, una pellerossa dal sorriso radioso, quanto di più simile a una madre Walt abbia avuto nella sua vita, ed Esopo, l’unico suo grande amico. Esopo è un nero storpio, vorace divoratore di libri, che sarebbe potuto diventare un Martin Luther King, un faro per la propria gente, se non fosse rimasto vittima della violenza del KKK.

Mrs Witherspoon, infine, rappresenta l’Eterno Femminino: madre, infermiera, compagna e amante. Affarista, ma tenera e anticonformista, spregiudicata e sensuale insieme, riunisce in sé tutto quello che una donna potrebbe essere… con tutte le implicazioni che ciò comporta.

I cinque personaggi principali non solo rappresentano il melting pot americano ma qualche cosa di più. Un di più che si individua anche dai nomi che Auster, mai casualmente, gli attribuisce. Per esempio Maestro Yehudi, cioè Giuda, è invero l’altro nome biblico che designa Israele e quindi tutti noi: Everyman. Giuda è quindi l’umanità intera, l’Uomo.

Il nero Esopo porta il nome del famoso scrittore greco autore di favole moraleggianti così come, in effetti anche Mr Vertigo si rivela essere.

Mamma Sue il cui nome suona come Sioux, è una pellerossa, una Oglala Sioux, e ha il ruolo fondamentale di sovrintendere lo strano gruppetto familiare. È sicuramente un personaggio meno delineato degli altri ma la sua pur breve apparizione nel romanzo è fondamentale per la formazione di Walt sia come narratore sia nella sua crescita spirituale.

Anche Walt, monello e proletario, porta un nome “significativo”: Walter Rawley, omofono a quello del corsaro gentiluomo Walter Raleigh, amante di Elisabetta I, compositore di raffinati sonetti. All’inizio Walt mitizza questa assonanza, fino a quando non troverà la sua identità e la sua dimensione.

Auster prosegue con il gioco dei nomi: quando il Maestro va in incognito nel New England, darà false generalità per sé e Walt: Tim Buck One e Tim Buck Two. Quest’ultimo nome risuona come Timbuctù, altro piacevolissimo romanzo breve di Auster che ama il gioco dei ritorni e dei recuperi. Tutto torna e tutti tornano e si affacciano, di romanzo in romanzo, in un gioco caleidoscopico di nomi e personaggi rimescolati e riproposti.

Cos’è il volo per Walt? Dapprima è soltanto un modo per sentirsi superiore, per sorprendere e fare un “sacco di soldi”. In seguito capirà che il volo è elevazione dalle “cose terrene”. Volare è staccarsi dal mondo, magari di pochi pollici, ma quel tanto che basta per avere un’altra visuale delle nostre miserie, della nostra limitatezza.

Volare quindi è come vivere. Affrontare il volo è come affrontare il grande balzo della vita. Spesso si ruzzola a terra, si cade; l’importante è sapersi rimettere in piedi, sempre e comunque. Il libro è perciò una metafora della vita stessa e la sua struttura narrativa è addirittura simile a quella di una parabola, sebbene si abbia la sensazione che risulti come tronca nell’ultima parte, quasi precipitasse bruscamente, come Walt. dopo uno dei suoi voli- balzi.

Con la pubertà, non a caso, il Bambino Prodigio perderà il suo dono eccezionale tanto faticosamente conquistato: si sa che con la fine dell’infanzia si smarrisce inesorabilmente il filo diretto con la magia ed è allora che lentamente nasce un nuovo Walt, più “normale”, più vero. Passando attraverso prove e dolore Walt, il protagonista, crescendo scopre che non sono le cose straordinarie quelle che fanno di noi esseri eccezionali, ma il coraggio di affrontare le nostre paure, i nostri limiti, la quotidianità, il guardare in faccia la nostra mediocrità, non la nostra grandezza

La letteratura in genere, da quando l’uomo narra storie, ci propone senza scampo sempre le stesse vicende, storie di tradimenti e insoddisfazione (Madame Bovary e Anna Karenina, per fare due esempi), storie che raccontano rapporti tra genitori e figli (da Turgenev alla Tamaro) e così via. Tutte vicende più o meno simili per certi aspetti. Così, leggendo Mr Vertigo ci si rende conto che si tratta ancora una volta della vicenda di Telemaco in cerca di Ulisse, cioè il racconto di un figlio che è alla ricerca se non del padre di “un” padre. Un percorso analogo a quello fatto Tom Jones di Fielding, Stephen Dedalus di Joyce e che successivamente compirà anche il giovane Tom (ancora una volta il nome non è casuale) in Follie di Brooklyn, dello stesso Auster.

Tutti personaggi on the road, tutti in cerca di una figura paterna o alla rovescia, uomini sul viale del tramonto in cerca di un pupillo. Vien da dire “niente di nuovo sotto il sole”. Ma la novità, invece, esiste e va cercata nelle modalità in cui viene raccontata la “stessa vecchia storia”. Nella voce di Auster, il maestro. Mr Vertigo si rivela come un romanzo d’iniziazione: un uomo impartisce insegnamenti sul Grande Volo della vita a un giovane, che a sua volta cerca l’affetto e il sostegno di una figura paterna.

È la storia di un viaggio non solo per le strade d’America, ma soprattutto dentro se stessi.

Attraverso i vagabondaggi di Walt e Yehudi viene rievocata l’epopea delle guerre indiane, il duro cammino dell’emancipazione dei neri, la violenza del KKK, la meschinità e la forza, insieme, di un’America di provincia, la Grande Depressione del ‘29, il proibizionismo, la mafia, il mondo del baseball (un’altra delle passioni di Auster che ritroviamo spesso nei suoi libri). Il viaggio di Walt ci porta nel Mid-West e nel Sud tra cittadine dai nomi curiosi, vera spina dorsale economica e agricola del paese, ma anche tra grandi metropoli, simbolo stesso dell’America.

La scrittura è piana, facile, specie se la confrontiamo con quella di altri romanzi dello stesso autore. La commistione continua, nella prima parte tra sogno e realtà diventa plausibile per la grande abilità di Auster nel creare una “Suspension of disbelief”, secondo le buone regole della narrazione.

Lo stile è eclettico e vario: a volte ricorda un copione cinematografico, a volte la narrazione sembra il racconto di un cantastorie. Auster usa il dialogo in modo originale, il linguaggio è un vivace miscuglio di espressioni popolari ed elevate, sboccato e raffinato. Di conseguenza il romanzo prende e diverte sin dall’inizio proprio perché è Walt in persona che ci racconta con candida spontaneità la sua storia. Si alternano momenti di esilarante comicità con momenti di grande tensione. Walt, il narratore non è onnisciente: la visione che ci da è personale e soggettiva. Per questo motivo lo troviamo così simile, in un certo modo, a uno di quei piccoli personaggi di Dickens: cosi immediato e spontaneo, con la sua sfrontatezza e la sua ironia.

C’è una cosa che mi ha fatto sorridere e riflettere: Walt inizia la sua avventura nel Kansas, la terra dalle sconfinate pianure nella quale si ambienta anche la favola del “Mago di Oz”. Sotto la guida del Maestro, Walt lavora sperduto in una fattoria, quasi un deserto. Si sa che per tradizione è nel deserto che l’Uomo si sottopone a grandi prove: il deserto come condizione, come luogo-non- luogo dove diventa più semplice leggersi dentro, ritrovarsi, misurarsi e imparare la lezione. Ed è sempre nel deserto che Yehudi si suicida. E ancora nel Kansas Walt perde il suo dono. Del vecchio Walt rimarrà solo il nome del suo locale notturno, “Mr Vertigo”, nome datogli proprio dal Maestro Yehudi in un momento profetico.

Quello che impariamo, alla fine, è che non occorre materialmente elevarsi, basta che la nostra anima sia capace di farlo, magari senza un pubblico sbalordito ad applaudirci e comunque sempre dopo duro, inevitabile lavoro.

È lo stesso Auster che proprio nelle ultime righe del romanzo ci dà una possibile chiave di lettura :

“In fondo, non credo che occorra un talento particolare per sollevarsi da terra e librarsi a mezz’aria. È qualcosa che tutti abbiamo dentro, uomini, donne, bambini, e se uno ha voglia di metterci tanto lavoro e concentrazione, non c’è nessun essere umano che non potrebbe ripetere le gesta che io ho compiuto nei panni di Walt il Bambino Prodigio. Basta smettere di essere se stessi. È da lì che si comincia; tutto il resto viene di conseguenza….il vuoto che vi si crea dentro il corpo si fa più leggero dell’aria che vi circonda….a quel punto vi solleverete da terra. Ecco così.”

4 thoughts on “Mr. Vertigo”

  1. Fabio!
    Ci inviti ad esprimere le nostre riflessioni personali.
    Aiaiaiaiiiii!!!
    Però nel mio caso ho preferito di chiamare immmediatamente la Kitty via telefono.
    Mi sono presentata come un vulcano bollente e
    pure con lei, in linea diretta, mi sono trovata in difficoltà ad esprimermi.
    Mi ha toccato cosi tanto e addirrittura credo di avere questo libro nascosta nella mia tana. Chi sa perchè?
    Ancora GRAZIE Kitty e GRAZIE a Fabio
    che “forse” ha capito cosa vorrei dire…

    Angela

  2. Cara Kitty,
    come al solito affascini e incuriosisci. Lo leggerò molto presto. Grazie ancora e attendo la prossima recensione.

    Alessandra

Rispondi a Angela Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *