Solo per voi – II

Raccolgo il suggerimento e con grande soddisfazione, apro questo secondo spazio vuoto dedicato ai vostri scritti in 200 battute. Valgono, naturalmente, tutte le regole già indicate. Prima di lasciarlo alle vostre premurose attenzioni, utilizzo questo post per ricordarvi l’importante appuntamento di domenica 24 febbraio dedicato a “come si scrivono i best-sellers”. Di cosa sto parlando? Ma del Seminario pragliese La magia di Harry Potter – Dal libro al mito. Se non avete ancora confermato la vostra partecipazione, contattate quanto prima Federica al 348.3829111. I posti, come ben sapete, sono limitati.

45 thoughts on “Solo per voi – II”

  1. Molti iscritti al seminario mi hanno chiesto quali libri di Harry Potter devono portare…
    Ciao Federica Castellini

  2. @Federica: uno, nessuno, centomila! Prendendo a prestito il famoso titolo di Pirandello, ti rispondo che è possibile portare quello che si vuole. Lavoreremo sul testo, sul paratesto e sul contesto, quindi non leggeremo tutta la saga ma ci concentreremo solo su alcuni passaggi particolarmente significativi! Domenica sarà una giornata splendida!

  3. ore 10.15: leggo un post di Emanuela delle 10.35…. curioso gap temporale, il mondo reale vive un tempo diverso da quello di macademia?

    Emanuela: se non commenti che motivo c’è di scrivere?

  4. La tua scrittura è sempre molto colta e io l’apprezzo molto ma, a mio avviso, questo incipit devia il lettore che alla fine si chiede: ma come si chiama questa donna? Troppi riferimenti storici e linguistici in poche righe:
    Nomen omen : prima ricerca da parte del lettore
    Ada – Esther: richiamo biblico e all’ebraismo
    E perché “ancora una volta Esther”? Quando è stata la prima volta che si chiamava Esther?
    Esther la regina: altra ricerca del lettore
    Adassa : accipicchia un altro nome! E giù, un’altra ricerca. 🙂
    E poi Gaia e Dolores! Troppo. A mio avviso è troppo carico e denso di significati e va letto con l’enciclopedia vicino. Sono incipit che, sempre a mio parere, allontanano i lettori. Questo testo va scremato, vanno scelti i riferimenti essenziali, anche perché in questo pezzo sono ridondanti, e poi si parte con la storia. Questo è il mio personale punto di vista e comunque grazie a te, Kitty, leggo sempre pezzi particolari e interessanti.

  5. prendo coraggio e apro le danze.Non sono dentro al numero di battute concesse, ma visto l’argomento sarei stata ancora più incomprensibile.

    Nomen omen, un nome un destino. Si sa da sempre. Per gli altri oggi sono Ada ma domani potrei essere Esther. Quanti sanno che sotto la maschera di Ada in realtà c’è ancora una volta Esther? Esther la regina. Come lei soltanto io so qual è il mio vero nome: Adassa. Il nome nascosto di Esther, il nome che mi è stato dato alla nascita. Un nome imposto. Perché non essere liberi di scegliere il proprio nome quando si è pronti per portarlo e mostrarsi al mondo dicendo. “Eco, questa sono io!” Perché non cambiare nome secondo il tempo, le lune, le persone, gli umori? Ora mi sento Gaia, ieri ero Dolores. E di più: usare una frase che ci rappresenti in alcuni frangenti. “Acqua che scorre schioccando nel bosco”… è il mio nome nella felicità.

    E adesso tocca a voi, buon lavoro!
    kitty

  6. Ale: intanto grazie per il tempo che mi hai dedicato.Non giustifico adesso le mie scelte,aspetto che anche altri volonterosi, se ci saranno, dicano la loro.
    kitty

  7. ci provo….

    L’inchiesta era conclusa. Suicidio. Eppure a Petris qualcosa non tornava. Erano dettagli marginali, ma quei due tasselli non rientravano nel quadro. Quale motivo ha un uomo che vive da solo di chiudere la porta del bagno.

  8. Secondo me chiudere fra due virgole ‘che vive solo’ appesantisce la frase e ne frena lo scorrimento (se provi a leggerla ad alta voce). A mio parere scorre meglio la frase di Cri.
    Sono d’accordo sul punto di domanda alla fine, volevo suggerirlo anch’io, ma poi mi sono scordata. Ciao

  9. Grazie per le vostre attenzioni!!!
    Mi fanno sentire coccolata e visto che sono a casa con l’influenza la cosa mi fa ancor più piacere.
    Accolgo il suggerimento di Emanuela … fuori posto, mi sembra ci stia bene.
    Per quel che riguarda il punto interrogativo, ero indecisa, in effetti c’è un tassello che manca e che non ho messo per non superare le 200 battute, e anche per creare un po’ di curiosità, accenno a due particolari e parlo solo di uno.
    ciao

  10. dimenticavo, non ho parlato di porta chiusa a chiave, chi vive da solo normalmente non si preoccupa di chiudere la porta del suo bagno, ho fatto una piccola ricerca statistica…

  11. Allora la domanda di Petris è fuori luogo, a meno che lui non abbia presente le ricerche statistiche 🙂

  12. Ciao Cri, ti scrivo sotto le modifiche che, leggendo il brano ad alta voce, mi sembra lo rendano un poco più scorrevole:

    L’inchiesta era conclusa: suicidio.

    Eppure a Petris qualcosa non tornava. Erano dettagli marginali, ma quei due tasselli non rientravano nel quadro. – Qui il termine tasselli non si associa proprio perfettamente a quadro, forse ‘particolari’ o altro.

    Quale motivo ha un uomo che vive da solo di chiudere la porta del bagno.

    Che motivo ha un uomo che vive solo (…)

    Ciao buona giornata

  13. Grazie Emanuela per le modifiche.
    In effetti l’uso del termine tasselli è improprio riferito a quadro, avrei voluto trovare un termine per sostituire quadro ma non ci riuscivo. L’idea sarebbe di qualcosa con più dimensioni rispetto al quadro, qualcosa da incastare come in uno di quei rompicapi tridimensionali, ecco perchè l’uso di tassello.
    Ciao

  14. CRi: Alla fine della frase “Che motivo… ” ci vorrebbe il punto di domanda finale. Vero è che spesso si mette il punto fermo, ma personalmente mi dà fastidio. Chiedo consigli anche agli altri. Ometterei il punto interrogativo nel caso che la frase sia retta sia retta da un verbo interrogativo.
    Io comunque riscriverei la frase in questo modo: Per quale motivo un uomo, che vive solo, chiude a chiave la porta del bagno?

  15. Ale:1)nomen omen,mi pareva potesse rinforzare l’idea del nome come destino.
    ,2)ancora una volta Esther intendevo sempre lei,sempreEsther
    3)Ada non è un nome biblico mentre lo é Adassa.Adassa si camuffa dietro a un nome che non è ebraico così come aveva fatto in passato la sua omonima Adassa/Esther.(nome persiano)
    ho nominat o laregina Esther conl’intento di aiutare nella comprensione del gioco a nascondino che fa Ada.
    4)gaia e Dolores:ho scelto questi 2nomi semplicemente perché illustrano uno stato d’animo .
    5)tieni presente che questo non è un incipit ma una riflessione inserita nella storia che di.base è la ricerca e il.perseguimento di.una identità personale.
    6)forse ho sbagliato ma ero.convinta che,dando più riferimenti,sarei stata più chiara.tuttavia volevo dare le informazioni un poco alla volta.
    7)comunque grazie per avermi dedicato del tuo prezioso tempo .

    Scusate tutti per gli errori ma scrivo.da un.telefonino nuovo che ancora non domino del tutto.
    Kitty

  16. @Kitty: un brano troppo denso, come diceva Alessandra.
    Troppi nomi, troppi sottintesi ed eco recondite velate o implicite. Il povero lettore (fra cui io), dopo poche righe non si raccapezza più. E quale sarebbero i destini di Ada, Esther, Adassa (?), Gaia o Dolores?
    Dato che parti dicendo che il destino è nel nome, mi aspetterei che il concetto venisse sviluppato e spiegato nelle righe successive. Io non sono molto colta, e non colgo all’istante il destino celato in una Adassa (un’Ada che necessita di dieta?) e di Esther so che forse troverei notizia nella Bibbia … o forse dovrei guardare nell’Avesta?
    Insomma, i nomi dovrebbero essere più espliciti e immediati riguardo al destino che segnano. Posso capire una Messalina, un Savonarola, una Maddalena ecc. ma Adassa è la prima volta che la sento, poveretta.

    Ciao buona domenica.

  17. Probabilmente il target è molto più culturalmente elevato di quanto io non sia. Sigh. Ora vado a sgooglearmi Adassa.

  18. Il passo fa parte del libro che sto cercando di scrivere…evidentemente con scarso risveglio dell’interesse del lettore.Non si tratta di conoscere o meno la storia di Adassa/Esther lungi da me far sentire ignorante il mio povero lettore,anzi pian plano vorrei raccontare quello che accomuna Ada ed Esther: l’aver tenuta nascosta la. Propria vera identità per anni anche a persone molto vicine

  19. Kitty: come già ho detto trovo la tua scrittura interessante e originale. Si tratta solo di dosare i riferimenti. C’ho scherzato un po’ su
    ( spero di non averti offeso) proprio per farti vedere cosa può succedere a un comune lettore qual sono. I riferimenti li devi dare, certo, ma non così ravvicinati. Comunque vai avanti, ti prego, perché ora sono proprio curiosa. Cosa ci vorrà dire Esther- Ada?
    Un bacione

  20. Cristina influenzata:intanto auguri e non mancare lunedì a lezione.Non ho nulla da aggiungere a quanto hanno già osservato Ale ed Ema. Concordo con Ema sul non inserire tra virgole ‘che vive solo’.
    Ho invece apprezzato lo stile stringato,adatto a un thriller e il trucchetto dilasciare in sospeso la curiosità del lettore.l
    Kitty

  21. Kitty, la tua storia è molto intrigante. Il tema della maschera e dei mille esseri che ci vivono dietro, seppure dentro lo stesso corpo, è sempre attuale, anzi, vitale.
    Scrivi veloce che lo voglio leggere al più presto, questo tuo romanzo.

    Cri@: guarisci entro oggi, mi raccomando, che domani c’è lezione!
    Baci e buona domenica.

  22. E’ imperativo…. quindi guarirò 🙂
    Grazie del sostegno.

    @ Kitty: concordo con Emanuela ed i suoi commenti.
    Mi sono permessa di spostare alcune frasi del testo senza modificarlo, cosa ne dite?

    ” Nomen omen, un nome un destino. Si sa da sempre. Perché non essere liberi di scegliere il proprio nome quando si è pronti per portarlo e mostrarsi al mondo dicendo. “Eco, questa sono io!” Perché non cambiare nome secondo il tempo, le lune, le persone, gli umori? Ora mi sento Gaia, ieri ero Dolores. E di più: usare una frase che ci rappresenti in alcuni frangenti. “Acqua che scorre schioccando nel bosco”… è il mio nome nella felicità.
    Per gli altri oggi sono Ada ma domani potrei essere Esther. Quanti sanno che sotto la maschera di Ada in realtà c’è ancora una volta Esther? Esther la regina. Come lei soltanto io so qual è il mio vero nome: Adassa. Il nome nascosto di Esther, il nome che mi è stato dato alla nascita. Un nome imposto. “

  23. @Cri:brava Cri hai notevolmente alleggerito il mio pezzo senza togliere nulla e senza stravolgere il senso che volevo dare. Ti nomino mia editor ufficiale;)

  24. @Ale:non preoccuparti, ti conosco e non mi offendo,anzi ho trovato sensate le tue osservazioni.Certo qui il mio brano appare più denso di quanto non sia in realtà, ma inserito nel romanzo appare più diluito…ma potrei sbagliarmi.magari dopo lezione potremmo parlarne anche con tutti quelli che si sono offerti di darmi una mano.
    buona domenica
    kitty

  25. Ci voglio riprovare, sperando in molti e preziosi consigli ; )
    Il brano fa parte del libro che sto cercando di mettere giù, ma ho faticato anch’io a stare dentro il numero di battute prestabilite!

  26. La giovane cuoca sistemò i ricci rossi sotto la cuffietta verde fornitale il giorno prima dal maggiordomo di Cal. Tristan trovò adorabile il modo in cui i nastri di raso cadevano sui suoi seni in fiore, che esaltavano un vitino cinto da un grazioso abito intonato, ma di stoffa diversa. Fissò i suoi pensieri su quella stoffa, come fosse per lui la cosa più importante al mondo.

  27. Due piccole osservazioni:
    1. “…abito intonato, ma di stoffa diversa…” ma il primo termine di paragone qual è? I nastri di raso? La cuffietta? Sono tutti e due a mio avviso troppi distanti dal secondo termine (l’abito ) e si perde il filo. Quando si parla di stoffa diversa, quindi, non si comprende bene da quale altra stoffa sia diversa e se l’abito sia intonato al colore dei nastri o a cosa.
    2. Tristan è il soggetto anche della frase : Fissò…” A mio avviso c’è troppa distanza dal nome dell’uomo e la seconda azione ( fissare la stoffa) per cui io ho avuto una lieve incertezza perché non ho capito immediatamente chi stava fissando la stoffa. Questa mia seconda osservazione è più una percezione, ma volevo dirlo lo stesso, poiché, a mio avviso, la lettura si inceppa leggermente, oppure è la mia età 😉

  28. Ma quale età! Hai ragione Alessandra, la relativa spezza il filo tra soggetto e verbo. Errata corrige: “intonato alla cuffietta”. Al “fissò” ho pensato e ripensato, ma odio ripetere il nome e “l’uomo” non mi convince affatto, dato che a quel punto il lettore non conosce ancora l’età di Tristan. E poi, a 33 anni si è uomini, giovani o ragazzi?
    Danke!

  29. Grazie alla nostra super libraia Cristina ho scoperto un autore israeliano molto particolare: Etgar Keret Ho cercato in rete ulteriori informazioni e ho trovato questo suo originale decalogo. Più o meno condivisibile, a cominciare dal titolo.
    Ve lo sottopongo…
    Kitty

  30. Scrivere è mettersi le dita nel naso – Tutte le news – LE PAROLE NECESSARIE

    Dieci regole di scrittura di Etgar Keret tradotte da Paolo Cognetti.
    Lo scrittore israeliano Etgar Keret ha pubblicato il suo personalissimo decalogo sulla scrittura. Qui sotto la traduzione di Paolo Cognetti, che trovate anche sul suo blog. Paolo è da pochi giorni in libreria con il nuovo romanzo di racconti Sofia si veste sempre di nero (minimum fax).

    1. Godi della scrittura
    Gli scrittori raccontano sempre quanto sia duro il processo di scrittura, e quanta sofferenza provochi. Mentono. Alla gente non piace ammettere di godere del proprio lavoro. Scrivere è un modo di vivere un’altra vita. Molte altre vite. Le vite di un’infinità di persone che tu non sei mai stato, ma che sono assolutamente te. Ogni volta che ti siedi e affronti la pagina e provi a scrivere – anche se non ce la fai – sii grato per l’opportunità che hai di espandere lo scopo della tua vita. È divertente. È figo. È dandy. E non lasciare che nessuno ti dica il contrario.

    2. Ama i tuoi personaggi
    Perché un personaggio sia reale, deve esistere almeno una persona al mondo in grado di capirlo e di amarlo, non importa se approvando o meno quello che fa. Tu sei la madre e il padre dei personaggi che crei. Se non li ami tu non li amerà nessuno.

    3. Quando scrivi non devi niente a nessuno
    Nella vita se non ti comporti bene vieni sbattuto in galera o in un istituto, ma nella scrittura si può fare tutto. Se nella tua storia c’è un personaggio che ti attrae fisicamente, bacialo. Se c’è un tappeto che detesti, brucialo nel bel mezzo del soggiorno. Quando scrivi puoi disintegrare i pianeti e sradicare intere civiltà con uno schiocco di dita, e un’ora dopo la signora del piano di sotto ti rivolgerà ancora il saluto.

    4. Comincia sempre dal centro
    L’inizio è come il bordo di una torta bruciacchiato dalla teglia. Puoi averne bisogno per ingranare ma non è davvero commestibile.

    5. Cerca di non sapere come va a finire
    La curiosità è una forza molto potente. Non perderla per strada. Quando stai per scrivere una storia tieni sotto controllo la situazione e i bisogni dei tuoi personaggi, ma lasciati sempre sorprendere dalle svolte della trama.

    6. Non usare niente solo perché “si fa così”
    Gli a capo, le virgolette, i personaggi che mantengono lo stesso nome anche se hai girato pagina: sono tutte convenzioni che esistono per servirti. Se non funzionano lasciale perdere. Il fatto che una regola sia stata applicata in ogni libro che hai letto non significa che debba essere applicata anche nel tuo.

    7. Scrivi a modo tuo
    Se provi a scrivere come Nabokov, ci sarà almeno una persona che l’ha fatto meglio di te (si chiama Nabokov). Ma se scrivi a modo tuo sarai sempre il campione del mondo dell’essere te stesso.

    8. Assicurati di essere da solo nella stanza dove lavori
    Anche se scrivere al bar suona romantico, avere altra gente attorno a te ti rende conformista, che tu te ne accorga o no. Quando in giro non c’è nessuno puoi parlare da solo o metterti le dita nel naso senza problemi. Scrivere è mettersi le dita nel naso, e in mezzo alla gente la cosa non viene naturale

    9. Lasciati incoraggiare dalle persone a cui piace quello che scrivi
    E prova a ignorare tutti gli altri. Quello che hai scritto semplicemente non è per loro. Non importa. Il mondo è pieno di scrittori. Se cercano bene ne troveranno uno che li soddisfa

    10. Ascolta tutto quello che ti dicono ma non dar retta a nessuno (a parte me)
    La scrittura è il territorio più privato al mondo. Nessuno può insegnarti come ti piace il caffè, e nessuno può insegnarti come scrivere. Se qualcuno ti dà un consiglio che suona bene e senti che è giusto, usalo. Se il consiglio suona bene e senti che è sbagliato, non ci perdere nemmeno un secondo. Potrà andar bene per qualcun altro ma non per te.

  31. @compagni di classe:riportò queste righe che mi sembra no sottolineare quanto Fabio ci ha spiegato nell’ultima lezione sulla differenza tra ambiente e ambientazione.

    Stando alle parole di Elkann, la letteratura non deve trasmettere grandi concetti ma mettere in luce i singoli problemi dell’essere umano e ciò che lo circonda, come l’ambiente. E a questo proposito Elkann ha teso le lodi de “Il romanzo di Ferrara”, opera di Giorgio Bassani dove la città italiana è storicamente connotata: “In questo testo traspare una descrizione di Ferrara molto particolare, una descrizione che può essere paragonata al modo in cui James Joyce amava descrivere i suoi luoghi” ha affermato Elkann.

    Mi domando se quel ” ha teso le lodi” sia corretto…non sarebbe meglio ha tessuto?

  32. Da “Il Gioco dell’angelo ” d i Zafón:
    Il Cimitero dei libri dimenticati.

    “Questo posto è un mistero. Un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un’anima. L’anima di chi lo ha scritto e di quelli che lo hanno letto e vissuto e sognato. Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scorrere lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si rafforza.in questo posto i libri che più nessuno ricorda, i libri che si sono perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa di arrivare tra le mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito…”

    Non è fantastico???

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