Una mente ecologica

In questa sua “proposta di lettura”, Alessandra Castelli si confronta con il pensiero di Gregory Bateson. Un pensiero ecologico, molto vicino alla letteratura, che va riscoperto – a mio modesto avviso – e assimilato fino in fondo. Buona lettura.

di Alessandra Castelli

Gregory Bateson (1904-1990) antropologo etologo e cibernetico, nonché marito di Margaret Mead, scrisse, fra le altre, due opere molto importanti che io lessi molti anni fa: ” Verso un’Ecologia della Mente” e “Mente e Natura.” Sono due libri scientifici, scritti sotto forma di saggio, che ci regalano sintesi straordinarie per quegli anni e che ancora oggi contengono nozioni che ci obbligano a riflettere.

La prima cosa che mi colpì è che Bateson cercò di collegare tra loro i diversi campi della vita e del sapere umano.“[…] Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e lo schizofrenico dall’altra? […] qual è la struttura che connette tutte le creature vive? […] Il primo nesso è che A e B sono componenti della medesima storia.”

La medesima storia di cui parla Bateson è la storia dell’evoluzione che collega e connette tutte le creature vive del nostro pianeta, dando loro significato. “[…] Prive di contesto le parole e le azioni non hanno alcun significato. Ciò vale non solo per la comunicazione verbale umana ma per qualunque comunicazione, per tutti i processi mentali, per tutta la mente, compreso ciò che dice all’anemone di mare come deve crescere e all’ameba che cosa fare il momento successivo.”

L’ Unità di misura dell’evoluzione non è la singola specie bensì l’organismo più il suo ambiente: cioè, il sistema Mente. La Mente è formata da “un aggregato di parti o componenti interagenti” ed è capace di generare “processi mentali”; ovvero, di relazionare tutto ciò che accade in quei sistemi complessi. Mente è l’uomo, così come l’albero o il granchio e i processi mentali sono tutte le cose che accadono nell’uomo e nell’albero oppure nell’uomo che taglia l’albero.

“[…] più o meno sono le cose di vario tipo che accadono nella nostra testa e nel nostro comportamento… e quando abbiamo a che fare con altre persone… e quando andiamo su e giù per le montagne… e quando ci ammaliamo e poi stiamo di nuovo bene… Tutte queste cose si interconnettono e, di fatto, costituiscono una rete che, in un linguaggio orientale, si potrebbe chiamare Mandala. Io mi sento più a mio agio con la parola Ecologia, ma sono idee che hanno molto in comune. Alla radice vi è la nozione che le idee sono interdipendenti, interagiscono, che le idee vivono e muoiono. Le idee che muoiono, muoiono perché non si armonizzano con le altre. È una sorta di intrico complicato, vivo, che lotta e che collabora, simile a quello che si trova nelle boschi di montagna, composto dagli alberi, dalle varie piante e dagli animali che vivono lì – un’ecologia , appunto. […]”

L’evoluzione è una catena infinita di processi mentali in parte anche creativi (casuali) che dà luogo a una rete vera e propria di relazioni tra i diversi sistemi. Ma la rete o come la chiama Bateson, “la struttura che connette” non è fissa; piuttosto, va pensata come una danza tra la Mente e la Natura. Una danza che genera o che esprime, una continua evoluzione. È quindi un grave errore epistemologico da parte della scienza, indagare i sistemi con una logica causale “lineare” quando invece questi ultimi si organizzano secondo una logica causale “circolare”.

L’Ecologia della Mente propone proprio questo: un’epistemologia diversa, ancora tutta da definire, che permetta di conoscere e collegare fra loro i sistemi, le menti e i processi e in definitiva tutti gli aspetti della vita. Bateson si sofferma a lungo sul fenomeno di apprendimento inteso come “[…] il più ampio sapere che è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoie e le commissioni e i consigli umani. […]”

In una logica lineare, noi vediamo solamente i prodotti del sapere ma non conosciamo nulla dei processi che sottendono quei risultati e anzi, spesso confondiamo l’uno con l’altro commettendo così un grave errore. Lo sguardo dall’alto che Bateson ci propone ci obbliga, invece, a cercare di comprendere i processi mentali nella loro generalità dato che l’umanità ne subisce, nel bene e nel male, le derivazioni. Quando una mente agisce, infatti, si avranno risposte complesse poiché reagiranno tutte le menti e tutti i sistemi a essa collegati. Inoltre, si avvieranno nuovi processi in una catena infinita di reazioni che incideranno sulla vita di ciascuna Mente.

Questa concezione del singolo come parte di un’unità che contiene tutte le Menti e tutti i processi mentali, porta alla logica conseguenza di una diretta responsabilità dell’individuo sugli eventi. Se ogni sistema è collegato ad altri sistemi e agisce su di loro e con loro, allora l’azione del singolo ha necessariamente un proprio peso specifico sulle relazioni esistenti tra le diverse menti. Ee quindi sulla vita.

La coscienza umana è “[…] la sensibilità al contesto, o meglio, al metacontesto di cui fa parte e possedere tale sensibilità è basilare per la propria sopravvivenza perché […] La creatura che la spunta contro il suo ambiente distrugge sé stessa. […]”

Negli anni Settanta del secolo scorso, Bateson affermava che gli squilibri ecologici minacciavano seriamente la vita dell’uomo e che occorreva assolutamente una correzione della catena di processi che l’uomo stesso aveva innescato se si voleva evitare l’estinzione della razza umana. Tre erano le cause primarie di questa corsa all’autodistruzione: agendo anche solamente su una delle tre si sarebbe potuto, ottimisticamente, sperare di invertire la rotta. Da allora sono già passati quasi quarant’anni. Il problema, ancora irrisolto, va assolutamente affrontato non solo dai “grandi della terra” ma anche dai “piccoli” attraverso una lenta, ma inesorabile, rivoluzione culturale.

A noi MacAdemici questa visione “a rete” non risulta affatto nuova: il metodo d’insegnamento della scuola, i post di Fabio in metalinguaggio e l’affrontare argomenti apparentemente lontani fra loro ma che c’entrano con la letteratura, con la scuola, con la cultura e con la nostra vita di tutti i giorni, compreso il nostro modo di fare la spesa, sono, a mio avviso, segnali importanti in direzione di un’Ecologia della Mente.

Ritengo che il nostro sforzo di rileggere Bateson sia un passo verso quella “coscienza ecologica” necessaria a realizzare un futuro vivibile. Anzi, un futuro. E basta. Bateson non fu il primo ecologista, anche se dai suoi studi nacque il movimento ecologista, egli operò un cambiamento radicale del pensiero scientifico e diede un valore e un posto nella vita, a ciascun singolo elemento. Anche se piccolo e apparentemente insignificante. Le idee vivono e muoiono, diceva Bateson, e noi dobbiamo far circolare quelle idee che, armonizzandosi con le altre, ci permettano di continuare a esistere nel mondo, creature fra le altre creature.

“[…] E ora forse vorreste chiedermi: ‘Ma come facciamo a conseguire un’educazione… ecologica del genere?’ E già questa domanda rivela che in genere non la conseguiamo, perché è una domanda che scaturisce da un universo già suddiviso e non da un universo organizzato; perciò richiede una risposta che non può essere la risposta. Richiede la risposta nei termini di un universo suddiviso e questa risposta non ve la darò. Non sarebbe una risposta. Siamo di fronte ad un paradosso in quanto io non so dirvi come ci si può educare nei termini dell’epistemologia che vi ho proposto, a meno che prima non si abbracci questa epistemologia. […]”

Libri citati:
Gregory Bateson: “Mente e Natura” Adelphi, Milano 1984
Gregory Bateson: “Verso un’Ecologia della Mente” Adelphi, Milano 1986

2 thoughts on “Una mente ecologica”

  1. Non so perché ma leggendo questo interessante post di Alessandra mi è venuta alla mente un’immagine: quella del cespuglio che rotola nel film dei fratelli Coen “Il grande Lebowski”. E successivamente mi sono vennuti in mente tutti gli altri oggetti rotolanti, sempre presenti nei film dei Coen. Sono oggetti che legano le vicende del film, film che è storia individuale ma anche storia universale.
    Insomma, un cespuglio che rotola in un film comico e visionario, in realtà, esprime visivamente un concetto molto simile a quello qui esposto da Alessandra: sono connessioni che stupiscono, in senso positivo.

    Federica

  2. Gli studi di Bateson sono molto interessanti e i metaloghi che aprono il libro “Verso un’ecologia della mente” sono strepitosi. Noi Macademici siamo avvantaggiati poiché possediamo strumenti di comprensione che ci possono tornare molto utili. E allora perché non leggerlo? 🙂
    Alessandra

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