Una recensione

Lunghi Viaggi in Spazi BreviAdele Marini, nota autrice italiana nonché curatrice della rubrica delle recensioni sul settimanale Intimità – edizioni Quadratum -, ha letto il mio Lunghi viaggi in spazi brevi e me ne ha inviato la recensione. Dopo aver ottenuto il suo consenso, ho deciso di pubblicarvela all’interno di questo sito ufficiale.
Buona lettura.

Lunghi viaggi in spazi brevi
di Fabio Fracas, con commento critico di Gian Gabriele Benedetti,
dbooks – www.dbooks,it
Pagg. 174 – 4,20 euro

Non occorre essere Freud per capire che gli spazi brevi in cui si compiono i viaggi descritti o fatti immaginare, sono gli “io”. L’io dell’autore anzitutto. Ma anche gli io dei lettori. Tanti “io” che, come i pannelli dell’arazzo di Bayeux, pur bastando ciascuno a se stesso, si snodano a formare il lunghissimo racconto di un giorno, o di un’ora, o di pochi minuti: la durata di un viaggio, appunto. E così, di episodio in episodio, ciascuno trova, leggendo, un pezzetto di vita, un brandello di memoria, un’esperienza, un pensiero pensato, un’immagine, una sensazione, un profumo.Dunque, l’idea di partenza di questo romanzo-antologia è fondamentalmente semplice: il viaggio dentro e fuori di sé. Viaggio come esperienza. Viaggio come ricerca. Viaggio come espressione di curiosità. Viaggio come viaggio e basta. In realtà si tratta di qualcosa di molto più vasto e complesso. Infatti, è il concetto stesso del “volersi” spostare da un punto A a un punto B, non necessariamente con il corpo, a essere esplorato come se fosse un contenitore così elastico da poterci infilare di tutto: dalla voglia di prepararsi alla partenza, fino alle cose concrete e astratte che ciascuno porta con sé.

In questo lungo percorso fatto di narrazioni, storie, pensieri, poesie, sogni, desideri, esperienze, Fabio Fracas ha saputo trasformare le parole in pennelli a disposizione dei lettori: ciascuno può intingerli nei colori della memoria e servirsene per comporre i propri quadri mentali. Faccio un esempio citando un capitolo a caso: chi si è mai soffermato ad analizzare la funzione delle tasche? In un lungo brano intitolato appunto Tasche (ironicamente corredato da disegni ) c’è la nevrotica ricerca dell’autosufficienza che si concretizza nell’avere con sé sempre, dovunque e comunque il necessario e il superfluo. E qui, a ciascuno basta pensare a quello che può nascondere su di sé, nelle tasche, appunto, oppure a quello di cui non si vuole separare mai, per realizzare con l’immaginazione infiniti tableau di vita.

Il capitolo Isole, e cito sempre a caso, è invece un viaggio nel viaggio. I treno si è fermato in un punto imprecisato. Come accade spesso, i vagoni non ripartono e nessuno sa perché. I viaggiatori sono dunque fermi in uno spazio angusto. Ma la fantasia è incontenibile e parte all’esplorazione di quell’arcipelago di isole che sono gli individui chiusi in sé stessi, inaccessibili, proprio come isole senza approdo. E, infine, non posso fare a meno di citare 5 minuti 8 secondi, capolavoro dell’angoscia scandito dai bip di apparecchiature elettroniche. E’ il viaggio di un uomo-cavia che corre verso una fine che è inesorabile ma volutamente indefinita.

Viaggi, viaggio, viaggiare, viaggiatori… Scorrendo le pagine si ha la sensazione di correre verso everywhere e anywhere: un esercizio dell’immaginazione che forse travalica le stesse intenzioni dell’autore. E non è un paradosso affermare che benché sia imperniato, almeno apparentemente, sul movimento, Lunghi viaggi in spazi brevi è un capolavoro di sedentarietà dinamica che chiude la porta e apre la mente. Da non perdere, assolutamente, soprattutto se si ama la sedentarietà.

Adele Marini

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