Christmas Pulp

Ve l’avevo anticipata in questo post, ma ho sbagliato di una settimana. La mia recensione su Christmas Pulp – la prima fatica letteraria di Ennio Kitterlegnosky – si trova quindi a uscire oggi, 29 luglio, in piena calura estiva. A dispetto del titolo e del ‘babbo natale’ impresso sulla copertina del volume.

A dispetto, scrivevo, e forse non è un caso.

Meridiano Zero, la casa editrice dell’amico Marco Vicentini, da sempre ci ha abituato a sorprenderci con scelte coraggiose e con autori fuori dall’ordinario. Autori capaci – Angelo Petrella e Luigi Balocchi, fra gli altri – di abbinare un personale stile narrativo a contenuti ‘forti’ e al contempo godibili. Picolli, paradossali, piacevoli pugni nello stomaco.

Anche Kitterlegnosky rientra, con onore, in questa schiera ma nella sua scrittura, in più, si percepisce chiaramente – a mio avviso – un’ironia surreale capace di sfociare nel sarcasmo e appunto, nel dispetto. Ci sono i piccoli dispetti che si fanno, fra loro, i personaggi di alcuni racconti del libro; ci sono i dispetti più grandi che, anche per incoscenza, conducono al dramma e infine, – presenza continua e inquitante – c’è l’immenso dispetto che sembra voler fare la Vita a tutti coloro che decidono di affrontarla. Sia come protagonisti, sia come semplici comparse.

I tredici pezzi che compongono Christmas Pulp costituiscono un unico, caledoscopico, “fermo immagine” sulla nostra moderna società. Ci sono i poveracci che non hanno più nulla da perdere e decidono di rapire un gesù bambino, i disperati che – pur di campare – raccolgono gli escrementi dei cavalli al seguito di improbabili circhi, i bambini alla scoperta delle verità del mondo, gli imbroglioni e i truffatori di professione, i detenuti senza più nulla da perdere e gli esaltati alla ricerca di una effimera gloria mortale. Il tutto tenuto assieme da una scrittura veloce, dissacrante e godibile. La stessa scrittura rappresentata magistralmente dall’immagine di copertina: un babbo natale in bermuda e occhiali neri – con uno sguardo obliquo e indagatore – stravaccato su una panchina.

Certo, non tutti i racconti sono ugualmente riusciti e si notano – raramente – piccoli cedimenti nel ritmo o nella forza espositiva ma, complessivamente, il livello qualitativo dei testi è alto. Ennio Kitterlegnosky riesce a confezionare un’opera letteraria di fantasia con un impianto da saggio antropologico e noi riusciamo a leggerla tutta d’un fiato come se si trattasse di ingoiare una medicina, amara, ma necessaria.

E la malattia dalla quale cerchiamo di guarire, risucchiati fra le pagine di Christmas Pulp, ha un nome semplice e conosciuto. Si chiama, ipocrisia.

P.S. La scheda completa del volume la trovate qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *